La Cascina Caccia rappresenta sempre più un fulcro delle attività del nostro progetto, come testimoniano le nostre foto e video che la ritraggono in tutta la sua maestosità, o la scelta di questa location per portare per la prima volta in Italia la Tanbo Art.

Questa cascina è semplicemente magica, un tempio alla cultura contadina che si erge come un galeone nel bel mezzo del mare a quadretti della Bassa Novarese. È posta in aperta campagna, fuori dal paese di Borgolavezzaro, prossimo al fiume Agogna con la cui riva ha un lungo rapporto di connessione stradale; l’intero caseggiato della cascina è attraversato da questo diritto percorso viario che dalla tortuosa strada per Nicorvo conduce rettilineamente verso il fiume.

La cascina fu voluta dai conti Caccia, proprietari terrieri di Borgolavezzaro, a cui il borgo venne infeudato nel XVI secolo; la cascina viene successivamente citata anche nel Catasto Teresiano del 1724.

I riferimenti edilizi e decorativi rimasti sono da assegnarsi all’età barocca. Essi sono rintracciabili nella meridiana (da poco restaurata) che decora il fronte interno della corte, nelle settecentesche volte delle stalle, nell’organizzazione dei fronti del corpo centrale.

L’aspetto attuale è comunque stato impresso alla cascina dai successivi interventi ottocenteschi che hanno riplasmato e in parte nascosto i caratteri edilizi più antichi: non solo quelli citati ma anche quelli legati all’impianto a corte chiusa o alla presenza dell’imponente colombaio quadrangolare. Questi rimaneggiamenti sono naturalmente legati al graduale cambio di funzionalità del caseggiato, trasformato in riseria, mentre l’economia della Bassa Novarese si evolveva prettamente verso la coltivazione del riso e la sua trasformazione.

Alla cascina è infatti collegato un mulino dotato in un primo tempo di pista (si può scorgere nel pavimento un sasso a tre fori, dove agivano i pistoni in legno, ora tamponati da cemento) e una grolla con una mola in arenaria a confermare il ruolo produttivo di questi piccoli agglomerati di autonoma sussistenza in cui l’attività agricola si integrava proficuamente con i mezzi fondamentali di trasformazione alimentare o di accumulo commerciale. La sua localizzazione è del resto favorita dalla vicinanza dell’importante Cavo Dassi che bagna i terreni  circostanti.

Dal mulino degli altri cereali, a metà dell’800, fu preso a prestito il concetto operativo della mola, era detta “Molassa”; così dal moto alternato dei pistoni si passò a quello rotatorio delle mole in arenaria poste in posizione verticale. La mola doveva operare sospesa, sostenuta dal castello connesso all’albero, i cui tiranti vitati consentivano di sollevare la mola per porla all’altezza di 2 cm circa dal fondo; mai la mola doveva toccare il piano della vasca in cui era versato il risone per evitare di schiacciarlo, poiché il suo scopo era unicamente quello di “svestire” il risone delle sue glumelle esterne.

La vasca era in metallo e sul fondo, in corrispondenza del cerchio tracciato dalla mola era situato uno strato di arenaria ad eseguire l’operazione di scortecciamento. Per ridurre al minimo o evitare il rischio di rotture entro la vasca si doveva mantenere sempre uniforme lo spessore dello strato di risone: opportune ali metalliche assolvevano l’incarico di ricondurre il prodotto verso la mola e ripristinare l’uniformità dello spessore. La sbramatura si concludeva in un’ora circa. Per la finitura si setacciava in un trabatto di cuoio appeso al soffitto.

Anche qui, come in molte altre cascine delle risaie del Piemonte, nel Novecento hanno prestato la loro preziosa e faticosa opera le mondine; ne è testimonianza un antico dormitorio che ha ospitato per innumerevoli notti centinaia di giovani donne stanche del duro lavoro giornaliero nelle risaie novaresi. Il caseggiato delle mondine, oltre al dormitorio, includeva anche l’infermeria, una cucina dedicata e un bagno dove le donne potessero ritemprarsi prima di coricarsi per la notte.

Oggi la Cascina Caccia è ancora protagonista della scena agricola della Bassa Novarese come teatro di visite culturali e come contesto per la realizzazione dei primi esempi di Tanbo Art in Italia a partire dal 2019.

La Famiglia Cremona, che da decenni custodisce questo patrimonio, è stata infatti tra le prime ad aderire con entusiasmo al progetto dell’AREA77 divenendo anch’essa custode della varietà storica di riso Razza77.

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L'ingresso della Cascina Caccia agli inizi del Novecento e nel 2000
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Il dormitorio delle mondine negli anni '30 del Novecento e nel 2019
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La "Molassa" della Cascina Caccia
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Le mondine nel bagno del dormitorio della Cascina Caccia
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Le mondine della Cascina Caccia negli anni 30' del Novecento
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Tanbo Art alla Cascina Caccia vista dal cielo

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